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"Belinda e il Duca"
di Georgette Heyer


copertina
traduzione di A.L.Zazo
© 1975 - Mondadori
© 2005 - Sperling & Kupfer

Il giorno in cui l'irascibile zio Lionel gli impone un matrimonio non desiderato e lo accusa quindi, come troppe altre volte, di mancare di carattere, Adolphus Gillespie Vernon Ware settimo duca di Sale, giunto alle soglie dei venticinque anni senza aver mai preso una decisione, decide di prenderne una e sceglie, molto semplicemente, di mutare identità. Non più Sua Grazia il duca di Sale, ma il signor Nessuno di Nonsisadove: oh, soltanto il tempo di un breve viaggio, una prevedibile avventura, un attimo di indipendenza che non avrà conseguenze.

Ma sembra che la vita non conceda al settimo duca di prendere decisioni senza che il Fato intervenga a sconvolgerle. Dimesse le consuete spoglie dello zio Lionel, il Fato riveste quelle dell'incantevole Belinda e del suo falso tutore, poliedrico gentiluomo "di vasto ingegno e profonda sensibilità", come ama definirsi, ma umilmente rassegnato a intraprendere attività quali la truffa, il rapimento a scopo di ricatto e, per quanto assai a malin cuore, l'omicidio su commissione. Non basta. Il Fato ha altri mezzi per moltiplicare e aggrovigliare i piani del duca: le disavventure del giovanissimo Tom Mamble, i virtuosi disegni di un ineccepibile quacquero e quelli assai meno virtuosi di un eccepibilissimo bellimbusto, l'incrollabile convinzione di Belinda che ogni gentiluomo disposto a offrirle un abito di seta color porpora e un anello sia degno della più cieca fiducia. Ben altri che il timido, arrendevole duca di Sale si perderebbe in questa sarabanda.

Ma il settimo duca, rapito, minacciato di morte, inseguito in una folle corsa attraverso la campagna inglese, lanciato a sua volta alla ricerca di una fantomatica Maggie Street e di un inafferrabile Jasper Mudgley, disperatamente ansioso di celare, quindi di provare la sua identità anagrafica, trova, in questo continuo gioco di false verità e vere finzioni, qualcosa di assai più prezioso. Trova finalmente se stesso e, attraverso se stesso, gli altri nella loro più autentica realtà: scopre così accanto a sé non una garbata e convenzionale bambola di cera, ma una donna capace di sentimenti profondi e, quel che più conta, una donna secondo il suo cuore.

E Belinda? I lettori di Georgette Heyer sanno ormai troppo bene, perché sia necessario sottolinearlo, che al termine del gioco ogni pezzo si troverà, sulla scacchiera, nella posizione che più ha desiderato raggiungere.

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