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"Il Dandy della Reggenza"
di Georgette Heyer


copertina
traduzione di A.L.Zazo
© 1972 - Mondadori
© 2005 - Sperling & Kupfer
© 2013 - Astoria

Nell'affidare per testamento i suoi due figli alla tutela del quinto conte di Worth, il signor Taverner, gentiluomo di campagna nell'Inghilterra del primo ottocento, era vittima di una distrazione, era mosso dal desiderio di comportarsi fino all'ultimo da quell'irascibile vecchio che era stato, o era spinto da una prodigiosa lungimiranza? Poiché il quinto conte di Worth non era l'anziano gentiluomo che Judith e Peregrine Taverner si attendevano come tutore: il quinto conte di Worth era il più bello, più elegante, più affascinante e insopportabile dandy della Londra della Reggenza.

Errore, dunque, o lungimiranza? Di lungimiranza dovette certo trattarsi se il vecchio gentiluomo non aveva affidato Judith e Peregrine alla tutela dello zio, l'ammiraglio Taverner, poiché l'ammiraglio si conduceva a volte in modo assai strano. Ma c'è da stupirsi se attorno a due giovani provinciali eredi di una favolosa fortuna, privi di esperienza e ostinatamente decisi a non ammetterlo, ruotano personaggi la cui condotta appare, a dir poco, enigmatica? Inquietante è la gelida ironia del conte di Worth, né suo fratello, il capitano Audley, è del tutto esente da ambiguità. Quanto al cugino Bernard, onesto, discreto e sempre pronto a rendersi utile, non è troppo pronto a rendersi utile?

Così, da un testamento sbagliato o dal malizioso e volontario errore di un vecchio gentiluomo afflitto dalla gotta, prende avvio l'irresistibile avventura di Peregrine e Judith Taverner nel bel mondo della Reggenza. Da Londra a Brighton, dai club più "esclusivi" ai balli nella residenza estiva del principe reggente, l'educazione sentimentale dei due giovani sotto la guida dell'imprevedibile conte di Worth li porta a incontrare i luoghi e i personaggi più famosi dell'alta società della Reggenza, tutti quanti crearono in quel periodo della storia inglese un piccolo mondo chiuso in se stesso, rarefatto, impermeabile al fluire del tempo.

Un mondo "esclusivo", di cui Georgette Heyer, tuttavia, possiede come pochi altri la chiave. Qui la realtà storica si intreccia all'invenzione in un affresco incantevolmente mosso e puntigliosamente preciso. Le mode, le eccentricità, i personaggi, visti come certo li videro gli stessi contemporanei, restituiscono con prodigiosa immediatezza la frivola realtà di un mondo in cui l'ingresso in un club poteva costituire Io scopo di una vita.

E di quel mondo, i lettori si trovano a vivere gli aspetti più affascinanti, ignorandone le stridenti asprezze. Voltata l'ultima pagina, sciolti gli ultimi nodi di un intreccio che si tinge di autentica suspense, sembra inevitabile rivolgere un pensiero all'irascibile gentiluomo le cui ultime volontà hanno permesso l'avventura di Judith e Peregrine, e nutrire per lui quei sentimenti di gratitudine che i due giovani, nella loro filiale irriconoscenza, gioiosamente dimenticano di nutrire.

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