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"Signora del suo Cuore"
di Mary Balogh


copertina
© 2001/2010 - Mondadori
© 2014 - Mondadori

È un abilissimo tiratore Sir Jocelyn Dudley, Duca di Tresham, e sa che anche da questo duello uscirà indenne.

Ma le cose non vanno come ha previsto l'arrogante gentiluomo: quando sulla scena del duello irrompe la giovane Jane Ingleby, Jocelyn si distrae e rimane ferito.

Inferocito, decide di punire la ragazza assumendola come infermiera: divideranno così le pene della convalescenza. Jane accetta ben volentieri, anche perché è senza lavoro.

Nessuno dei due immagina che di lì a poco l'assidua convivenza li trasformerà: con la sua dolcezza, la sua anticonvenzionalità, Jane riesce a fare breccia nel cuore indurito di Jocelyn, diventando sua confidente, amica e amante.

Ma Jane è anche una donna in fuga dal proprio passato, che tenta di nascondere all'uomo che ama.

E quando lui scoprirà la menzogna, la felicità già sfiorata apparirà per i due irrimediabilmente perduta?

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Epilogo inedito di "Signora del suo Cuore"
di Mary Balogh

(pubblicato originariamente sul sito www.marybalogh.com e tradotto da MariaRosa con il consenso dell'autrice.)


Si avvicinarono ad Acton Park in una calda giornata di inizio estate, sotto un sole brillante. Sedevano mano nella mano nella carrozza ed un silenzio pieno di famigliarità era sceso tra di loro. Jocelyn immaginava che si sarebbero avvicinati alla casa lungo il viale usato per gli ingressi ufficiali, diritto e costeggiato da pioppi, immaginava di accompagnare Jane nel grande salone, dove i servitori si sarebbero senza dubbio formalmente allineati per la loro ispezione, immaginava che sarebbero stati inghiottiti da tutto il necessario fasto del loro ritorno a casa.

Era qualcosa che lui non avrebbe evitato. Era lieto di essere tornato finalmente a casa, lieto di aver finalmente ammesso con se stesso che era casa sua, e che una parte di lui stesso era mancata fin tanto che ne era rimasto lontano. Ed era impaziente di vedere Jane come signora di tutto quanto.

Ma una parte di lui anelava a ricatturare i vecchi sentimenti della sua infanzia, prima di fare il suo ingresso in casa. Il parco, gli alberi, le colline …

Strinse la mano di Jane e la guardò in viso. Lei gli sorrise di rimando, in quel suo nuovo modo tenero, che lui sospettava avesse qualcosa a che vedere con la prossima maternità.

“Ti va di fare una camminata?” le chiese.

Lei rise. “Non sono forse cresciuta in campagna?” rispose. “Avevo o no un padre che credeva fosse troppo disturbo chiamare la carrozza per distanze sotto le dieci miglia?”

Lui si sporse in avanti e si appoggiò al pannello frontale. Era proprio nel posto giusto.

Due minuti dopo, ancora mano nella mano, guardavano la carrozza con il suo pennacchio ducale e i suoi valletti e i servitori in livrea scomparire lungo la strada in direzione del villaggio e del viale e della casa.

Jocelyn rise. “Riceverà inchini mentre attraversa il villaggio e causerà palpitazioni quando arriverà in vista della casa. Nel frattempo, Jane…”.

Tagliarono dalla strada giù in un viottolo stretto, che costeggiava il parco alla loro sinistra, finché arrivarono alla staccionata che lui ricordava. Aiutò Jane a scavalcarla. Sì, il sentiero era ancora lì, sebbene sembrasse che non venisse molto usato in quel periodo. Li avrebbe portati su fino alle colline boscose, e di nuovo giù fino all’angolo estremo del grande prato di fronte alla casa se non avessero tirato dritto.

“Che meraviglia!” mormorò lei dopo che ebbero camminato per qualche minuto, circondati dagli alberi antichi e dalla freschezza delle loro ombre, dalle foglie che frusciavano e dagli uccellini e dal debole suono dell’acqua corrente. Il fiume era ancora invisibile, ma sarebbe apparso presto. “E’ qui dove hai imparato che c’è troppa anima nella natura per poterla catturare con un pennello, Jocelyn?”

Lui riusciva a sentire il profumo della terra e delle foglie – i buoni odori della campagna che aveva dimenticato.

“Sì,” le rispose, “benché ci abbia provato con le parole. Poesia. Atrocità, che ho distrutto quando me ne sono andato da casa. Ero un poeta dilettante. Riesci a immaginarlo?”

“Sì,” disse lei dolcemente. “So perfettamente cosa vuoi dire quando parli di fare qualcosa da dilettante. Dovrò convincerti a fare il dilettante di nuovo.”

“Ah,” esclamò l’uomo, e si fermò improvvisamente, stringendole più forte la mano.

Il sentiero boschivo piegava verso destra e gli alberi si diradavano sul pendio di fronte. Si poteva scorgere il fiume più avanti e lo stagno ai piedi di una piccola cascata. E, non lontano da esso, il cottage dal tetto di paglia, ancora in piedi benché la paglia sembrasse sciupata.

Jane gli toccò la manica con la mano libera senza dire niente. Non ne aveva bisogno. Lui sapeva che lei aveva riconosciuto quei luoghi dal racconto che gliene aveva fatto.

Non si accorse di aver trattenuto il respiro finché non l’ebbe rilasciato in modo piuttosto percettibile. “Strano,” disse quietamente, parlando a se stesso ma anche a lei, perché lei era una parte di lui. “E’ solo uno stagno…e solo un cottage. Pittoresco, per di più.”

“Sì,” concordò lei. “non ci sono demoni da quanto posso vedere.”

“Mi sembra un peccato lasciarlo andare in rovina,” commentò lui, aguzzando gli occhi verso il cottage. “Sarebbe una casa adatta ad un guardacaccia o un giardiniere, no?”

“Sì,” annuì Jane. “Qualcuno con una famiglia. E’ idilliaco. Devi ordinare che vengano fatte le riparazioni, Jocelyn.”

Si mise la mano di lei sotto il braccio. “Siamo ad un miglio circa dalla casa se andiamo diritto,” disse, “Di più, se facciamo un giro intorno.”

Lei lo guardò con occhi interrogativi, ridenti.

“In cima a questa collina.” indicò la loro destra. “C’è una vista magnifica dalla cima. Ferdinand, Angeline ed io l’abbiamo difesa contro eserciti, pirati e briganti tagliagole per tutta la nostra infanzia. E mi sono seduto lì molte volte in silenzio reverenziale quand’ero un ragazzo.”

“Alla cima della collina, allora,”

Erano entrambi senza fiato quando arrivarono in cima, dopo aver superato una salita ripida, scavalcato tronchi d’albero e radici massicce mentre avanzavano. Ma una brezza che non avevano avvertito più giù soffiava sulle loro guance quando guardarono in basso verso la casa lontana ed il suo parco coltivato di fronte e gli orti dietro.

Jocelyn sentì qualcosa stringergli il cuore. Nostalgia? Orgoglio? Amore? Speranza? Forse un po’ di tutti questi sentimenti.

“Ah, Jocelyn,” disse Jane. “Sono così felice di vederla per la prima volta da quassù. Sembra … Come posso spiegarlo? Suona sciocco visto che la vedo per la prima volta, ma sembra di essere a casa.”

“Questa è la tua casa,” le disse, facendola girare verso di sè e racchiudendole il viso tra le mani. “Questa è la nostra casa, Jane… tu ed io insieme. Ed è qui che faremo il nostro nido e costruiremo la stanza dei nostri bambini e vivremo insieme e ci ameremo. Qui. Ad Acton. Siamo sulla proprietà di Acton, adesso.” Sorrise maliziosamente .

Lei girò lo sguardo sull’erba e i fiori selvatici sotto i loro piedi e gli restituì un sorriso abbagliante. “Ho scelto il verde per la prima nostra camera da letto,” disse. “Come potrei oppormi a questo? E alla bellezza, al sole e al calore? Fa’ l’amore con me.”

Ci potevano essere umorismo e tenerezza e passione tutti combinati insieme nel fare l’amore. Era una delle affascinanti scoperte che aveva fatto con Jane.

“Come sarà scandalizzata la servitù,” mormorò, allentandole i nastri del cappello di paglia e lasciandolo cadere sull’erba, “quando la loro nuova duchessa arriverà con l’aspetto scarmigliato e macchie d’erba sulla schiena.”

“E quando il loro duca arriverà con fiori selvatici come decorazione sulla tesa del cappello…” rispose la donna, togliendoglielo dalla testa e gettandolo con noncuranza giù dal pendio, passando poi le dita tra i suoi capelli.

“Questo gli ricorderà soltanto..” continuò lui, sbottonandole il davanti del suo abito da viaggio e piegandone indietro i risvolti fino a rivelare la sua camicia bianca e la pelle cremosa della sua gola ed il rigonfiamento dei suoi seni, “… che i Dudley non sono mai stati rispettabili. Ah, amore mio, mi sento molto lontano dalla rispettabilità in questo particolare momento!” Le arrotolò la camicia sotto i seni e le strofinò i capezzoli induriti tra pollice e indice.

Lei inspirò lentamente e percettibilmente, e per un istante le sue mani si fermarono sui bottoni del gilet di lui. “Se stanno calcolando il tempo che ci metteremmo a camminare fino a casa a partire dal punto in cui il cocchiere ci ha lasciato,” disse, riprendendo quello che stava facendo, tirandogli la camicia fuori dai pantaloni e facendo scorrere le mani sulla pelle nuda del petto, “manderanno presto una squadra di soccorso.”

Il duca rise.” Fortunatamente ho dei servitori troppo ben addestrati per provare a fare una cosa del genere.” Abbassò la testa per succhiarla.

“Jocelyn.” Le dita erano affondate di nuovo nei suoi capelli, il suo corpo era inarcato contro di lui. “Jocelyn, fa’ l’amore con me.”

“E’ quello che sto facendo.” La guardò in viso e sogghignò. “Non hai riconosciuto i segnali? Oppure il matrimonio ha annullato tutta la mia notoria abilità?”

Ma gli occhi di lei erano appesantiti dalla passione e non era chiaramente più in vena di canzonarlo.” Come ti amo,” gli disse. “Jocelyn, come ti amo.”

Lui si piegò e la sollevò tra le sue braccia, mettendole un braccio sotto le ginocchia. La distese sul terreno e si stese al suo fianco. Erano su un letto di erba e di fiori morbidi e profumati, il cielo un baldacchino blu scuro sopra le loro teste. Da qualche parte lì vicino un uccello stava cantando appassionatamente. Una miriade di insetti invisibili frinivano e ronzavano.

Era un prezioso momento di ritorno a casa. E di felicità. E passione. Si girò verso di lei, sbottonandosi mentre lo faceva e poi alzandole le gonne fino alla vita e togliendole gli indumenti intimi.

“Il nostro primo letto nuziale ad Acton,” disse sollevandosi ed affondando dentro di lei e tra le sue cosce, mentre lei intrecciava le gambe alle sue.

“Sono felice che sia qui,” sussurrò Jane. “Oh, sono felice. Jocelyn!”

Lui si spinse a fondo dentro le sue umide, accoglienti profondità e restò immobile, assaporando ogni sfaccettatura del momento, perché lui sapeva quello che lei stava facendo. Alzò la testa, le prese il viso tra entrambe le mani, e le sorrise.

“Amore mio,” sussurrò.

“Sì.” lei gli sorrise di rimando.

“E’ così che ti amo, Jane. Con un amore che è esistito prima che noi due fossimo nati e che esisterà molto tempo dopo che entrambi ce ne saremo andati.”

Il sorriso di lei era sognante. “Dimostramelo.”

Lui abbassò il viso verso l’erba a fianco al capo di lei e glielo dimostrò. Così come lei lo dimostrò a lui. Fu un atto d’amore ardentemente fisico ed emotivamente vibrante allo stesso tempo. Un atto d’amore che li portò dopo pochi minuti ad un compimento condiviso e sconvolgente. E alla pace dell’unione.

Al termine lui si svincolò da lei ma non si sollevò. Si mosse verso il basso finché arrivò posare la testa sul suo seno. Le dita di lei giocavano dolcemente con i suoi capelli mentre lui si rilassava e sospirava di soddisfazione. Poteva sentire la brezza fresca sul suo volto ed il profumo di tutte le fragranze della natura miscelate tra di loro.

“Jane,” disse poco dopo, “ti rendi conto di quante probabilità erano contro il nostro incontro?”

“Sì,” rispose lei, “Se io non avessi gridato quando l’ho fatto, Lord Oliver ti avrebbe senza dubbio piantato una pallottola nel cuore e non ci sarebbe stato bisogno che mi avvicinassi per rimproverarti.”

“Nemmeno per sogno,” disse il duca, “I miei occhi malvagi erano fissi su di lui, Jane. La sua pistola stava tremando come una foglia in un uragano.”

“Be’ allora… forse avrebbe sparato nel cuore a me e non ci sarebbe stato bisogno che tu mi puntassi il dito addosso in quel tuo modo imperioso, come se fossi il signore dell’universo.”

Jocelyn sollevò la testa e sogghignò. “Sento forse un litigio in arrivo, amore mio?” le chiese, “Confesso che non mi sento in condizioni di fargli onore. Ho appena usato una tonnellata di energia e abbiamo ancora una camminata di almeno un miglio da fare.”

“Stai tirandoti indietro perché sai che non riuscirai mai a vincere una discussione con me,” ribattè lei.

“Stupidaggini!” Strofinò il naso contro quello di lei, prima di rotolare al suo fianco e riaggiustarsi gli abiti. “Come sarà mio piacere dimostrarti durante tutto il resto della mia vita.”

“Tremo al pensiero,” borbottò lei, abbottonandosi il vestito prima di legarsi sotto il mento i nastri del cappello.

Lui rise e andò in cerca del proprio cappello; poi le tese una mano per aiutarla ad alzarsi. Jane appariva arrossata e bellissima, seduta nell’erba alta, in mezzo ai fiori colorati.

“Vieni, Jane,” disse lui. “Vieni, amore mio.”

Gli sorrise, radiosa, mentre metteva la mano in quella di lui. “Portami a casa, Jocelyn.”

Si misero quasi a correre giù per il pendio in direzione della casa. Verso un futuro che avrebbe sicuramente avuto la sua parte di problemi e di sofferenze, come devono fare tutti i futuri. Ma il loro avrebbe anche avuto amicizia e allegria e amore e gioia.

Momenti di totale felicità come quello presente. Momenti brevi, effimeri, ma tali da illuminare tutta la loro vita come un raggio di luce, se solo fossero stati pronti a riconoscerli e ad afferrarli e a viverli pienamente.

Jane strillò e poi rise in modo irrefrenabile mentre correvano sempre più velocemente giù per il pendio. E quando lui alla fine la prese e la fece ruotare tutt’intorno in un cerchio completo prima di rimetterla con i piedi per terra, Jocelyn rise con lei.

Questo è il capitolo finale che ho presentato insieme al manoscritto originale. Fu tagliato durante la revisione – con la mia benedizione – dal momento che l’editore pensava che il finale attuale fosse un modo più efficace di chiudere il libro. Ma … perché sprecare un buon capitolo? Eccolo, per il vostro piacere personale di leggerlo.
© Mary Balogh

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