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"La dote di Sara"
di Julie Garwood


copertina
© 1993 - Euroclub
© 2016 - Mondadori

Inghilterra, inzi del XIX secolo: la ragion di stato decide il matrimonio di Sara Winchester e di Nathaniel St.James, figlio del conte di Wakersfield. E' volontà del sovrano infatti chiudere una faida che da diversi secoli oppone le due famiglie... e quale miglior mezzo di un'alleanza d'amore, opportunamente sostenuta da una dote cospicua?

Tutto perfetto dunque, salvo l'età degli sposi: quattordici anni Nathan, solo quattro la piccola Lady Sara. Firmato il contratto, gli sposi tornano alle rispettive famiglie e comincia l'attesa dell'età adulta, quando potranno consumare il matrimonio e confermare così il passaggio della dote nelle mani di Nathan. Ma l'attesa ha per ognuno dei futuri sposi un diverso significato: Nathan si mantiene fedele alla promessa sposa e... all'idea di ricchezza che l'accompagna, Sara cresce sognando un cavaliere avvolto da un'armatura d'oro capace di amarla e proteggerla per la vita. Quando s'incontrano, Nathan trova una donna appena sbocciata, innocente e splendida, ma sincera fino all'impudicizia, caparbia fino alla ribellione. E Sara, al posto del vagheggiato cavaliere, vede un rude vichingo, un cinico avventuriero dei mari, un uomo d'azione impenetrabile ai sentimenti.

In un lungo viaggio per mare, che li porta dalle brume inglesi al dardeggiante sole dei Caraibi, Nathan scopre che Sara lo ha stregato, esaltando i suoi sensi e colmando la sua anima. A niente valgono gli intrighi di corte, i calcoli dei parenti che mirano a imbrigliare le carte per mettere le mani sulla dote, o gli inganni e disinganni che minacciano di separarli: Sara, la piccola ribelle imposta dal sovrano, è la donna che sa capire tutto della sua vita, anche i più chiusi segreti, anche le imprese ai limiti della legalita'. E' la presenza amorosa che riesce a cacciare i fantasmi del passato, è la creatura solare che vince -finalmente- la sua paura di amare.

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La recensione di Alice Dileo:


Finalmente, con molta fatica, sono riuscita a trovare questo libro che, insieme con 'Pirata e Gentiluomo', è fra i più rari in circolazione di Julie Garwood. E leggendolo, mi ha confermato la bravura di questa meravigliosa autrice che con ogni libro lascia soddisfatti milioni di lettori. Allora perché la doppia valutazione? Perché, vedete, da una parte questo romanzo ha tutte le carte in regola per essere considerato un classico: un'eroina coraggiosa, un eroe più che Alpha, sopra le righe e meraviglioso, un cattivo davvero cattivo, dei comprimari realistici, una storia accattivante. Eppure, se da una parte si merita questo status di DIK, dall'altra non ho potuto fare a meno di osservare criticamente l'eroe e di pensare che, in certi momenti, avrei davvero voluto prenderlo per le spalle e dargli una bella scrollata.
Ma procediamo con la storia.

Una delle cose di cui mia madre mi ha detto sugli uomini è che puoi giudicare la loro reale natura osservando il loro comportamento con dei bambini. Forse è per quello che il quattordicenne Nathan lascia tutti stupefatti nel prologo de 'La Dote di Sara'. Nel momento stesso in cui culla Sara, la sua sposa di soli quattro anni, teneramente nelle sue braccia, sembra palese il tipo di eroe che diventerà in futuro.
Non delude.

Fatti sposare da bambini per far terminare una faida vecchia di secoli tra le loro due famiglie, la coppia viene separata finché Nathan non rapisce la sua sposa quattordici anni dopo, giusto sei settimane prima che il loro contratto di matrimonio 'scada' e venga annullato. Quello che segue è una corsa interminabile caratterizzata da avventura, tradimento e, sì assolutamente, passione.

Una volta a bordo della nave di Nathan, l'equipaggio velocemente considera Sarah come il proverbiale gufo. Tutto quello che lei tocca si trasforma in una serie di catastrofi, ma presto la sua lealtà e coraggio trionfano sui marinai - perfino su suo marito. Diviso tra il desiderio di strozzarla e amarla, Nathan inizia ad aprire il suo cuore alla sua splendida, disobbediente moglie.

Il loro ritorno in Inghilterra è segnato da una cospirazione che minaccia di separarli per sempre. Sarah e Nathan si ritrovano nel mezzo del feudo fra le loro famiglie, ciascuna disposta a tutto pur di annientare l'altra.
Sarah deve scegliere se seguire la tradizione familiare e odiare il nemico, o voltare le spalle ai parenti e seguire ciò che il cuore, e l'uomo che ama, le chiedono. La sua famiglia cerca di 'aiutarla a fare la giusta scelta'. E chi arriva come un tornado a salvarla? Indovinate. Nathan sfonda la porta con la forza di una piccola locomotiva.

Ho dovuto aspettare 128 pagine perché finalmente questi due consumassero il matrimonio, ma quando avviene risulta una delle scene più realistiche ed emozionanti mai lette. Non è semplice, e potete quasi condividere l'impazienza e l'insicurezza di Nathan mentre cerca di capire come gestire la situazione con una vergine. Non importa che la scena sia più breve delle altre, non si nota. Nathan e Sara non passano il tempo facendo l'amore durante tutto il libro, ma innamorandosi l'uno dell'altra. Quando capita una scena d'amore, non è lì solo per fare numero, ma perché è quello che sarebbe naturale al momento fra due persone che si amano.

L'attrazione fra i due protagonisti è visibile fin dal primo momento in cui si incontrano - da bambini. Nathan calma la sua piccola sposa e la protegge fin da allora dalle ire di suo padre. Anni dopo, quando la rivede in tutta la sua bellezza, non ha scampo. Anche la prima impressione che Sarah ha è particolare: non pensa che sia enorme, ma che è pulito - e anche molto affascinante.

Penso che il punto di forza di questo libro sia costituito proprio dai personaggi - anche i secondari - e il fatto che la Garwood li abbia creati così umani. Invece di essere il classico insopportabile maschio Alpha, Nathan è un uomo di cui viene mostrato anche il lato meno perfetto. Soffre non solo di mal di mare (un bel problemino dato che faceva il pirata), ma anche di vanità ferita e di pieno di dubbi. Splendida la scena in cui, rendendosi conto di amare la moglie, chiede aiuto a Caine per conoscere dei nomignoli affettuosi con cui chiamarla.

Sarah, pur rientrando in tutti i requisiti di bellezza per un'eroina, è in un certo senso sciocca. E' anche definitivamente sbadata, ma questo la rende solo più umana e molto, molto accattivante. Tutte le sue buone intenzioni la portano da un guaio all'altro, provando la pazienza di Nathan e convincendo tutta la sua ciurma di essere una portasfortuna nata. Testarda giusto come suo marito, è una delle pochissime eroine sbadate che mi sono rimaste nel cuore. Non è noiosamente perfetta, e mai come in questo romanzo apprezzerete un'eroina che in qualche modo riesce ad avvelenare un'intera ciurma di uomini e minacciarli successivamente dello stesso fato qualora non accettassero una sua proposta. In quello stesso momento Nathan si limita a rimanere da parte e ghignare, guadagnandosi un'occhiataccia dalla moglie.

Tornando allora all'inizio, perché la doppia valutazione? Perché dopo aver presentato un eroe così meraviglioso, mi sono stupita che non sia caduto in ginocchio a chiedere perdono per certi atteggiamenti arroganti; in poche parole, perfidamente, volevo che Nathan chiedesse scusa a Sarah in parole (ma i fatti poi bastano) per la sua momentanea mancanza di fiducia.

La scrittrice in me invidia Julie Garwood per aver creato dei personaggi così meravigliosi e averli portati in vita in una storia assolutamente incantevole. La lettrice in me la ringrazia profondamente per averlo fatto.

N.B. "La Dote di Sara" è il terzo libro di una serie che comprende "Padrona del Suo Cuore", "Il Pirata Gentiluomo" e "Spirito Ribelle".

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